Vigevano, 29 octobre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1641), p. 92.

« Montato il re sopra una mula guarnita d’uno fornimento di tela d’oro col veluto negro tagliato sopra, bello veramente, e Sua Maestà vestita d’uno vestimento de tela d’argento et panno d’oro rizo , andò a messa alle Gratie, loco deli frati di San Francesco fora dila terra. »

Vigevano, 6 novembre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1641), p. 105-109.

« Domenica matina il Re se vestì d’uno zuppone et calze da armare, et una vesta alla todescha de panno d’oro et pan biancho fodrata de bassete negre, cinta et curta, et havea uno scufiotto d’oro in testa con beretta de veluto fornita de penne a torno, et vestito a questo modo andò a messa alle Gratie a piede scherzando et urtando questo e quel’altro nel fango, e lui anchor vi andava. [Après le dîner, on s’en va courir la bague:] […] Et prima che giungesse il Re armato in piaza venero molti gentilhomini armati sopra cavalli, bardati con qualche sopraveste galante di brocato et veluto tagliato non con molta arte ; et correvano la lanza, et tutti erano vestiti de saglioni di panno giali. […] In questo tempo uscì il Re di castello, armato sopra uno corsero baio con li fornimenti di veluto biancho, et con Sua Maestà erano dece armati de questi principi, vestiti tutti como lui di saglioni beretini di panno. » (p. 105)

« Monsignor di Lanson [d’Alençon], qual venne in campo armato tutto vestito di panno negro sopra un gianetto negro coperto de panno negro et fornimenti ancor, non combattete, ma sol corse quatro botte al’annello et lo toccò, et mentre si combateva esso monsignor, cavatosi l’elmetto et postosi una beretta in capo di veluto fornita de penne negre con una coda de zebelino attacata alla beretta che li pendeva dreto le spalle, passegiava sotto la finestra alla qual era una gratiata gionvine francese vidua et faceva l’amor seco. » (p. 106)

« Heri, nanti si partesse il signor mio di casa, udì la messa et disnò perché era un mal temp, poi andò al Re, che anchor non havea finito il disnar, et in quel tempo Sua Maestà fece sonare li piffari dil Magnifico che sonano molto bene et sonorno anchor li fiuti grossi, et parmi che Sua Maestà se deletta molto de musica, cioè di far sonar et cantar et poche volte che non sia in camera sua qualche sono, o leuto, o viola, o tamburino, o fiuti ; stato sino presso la sera il signor mio dal Re, se ne venne a casa. » (p. 107)

« Finito il ragionamento Sua Maestà se retirò in guardaroba et il signor mio andò seco, et il Re ragionò seco molto domesticamente, dimandandoli quando vorà andar in Franza : sua signoria rispose « quando Sua Maestà vi andarà » ; li [mise] la sua beretta in testa de una piga, et disseli ch’el [dovria] portar berette di quella sorte et farsi curtar più li capelli nel modo che Sua Maestà havea tagliati sul fronte, et molto gentilmente il signor mio li rispondea dicendo che dimane il faria. » (p. 108)

Vigevano, 7 novembre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1641), p. 112.

« Doppo disnar monsignor Moretta venne menando seco uno barbero et uno che portò dele berete alla fogia di quelle dil Re, et fece acconciar li capilli al modo dil Re, et detteli una beretta da parte dilla Sua Maestà, nella qual sta assai bene, vero è ch’el pare alquanto più grasso perché li capilli non li asconde il volto. »

Milan, 12 novembre 1515, Stazio Gadio à Isabella d’Este (busta 1641), p. 115-116.

“ […] il signor mio nanti cena andò a Sua Maestà che cenava et li ha presentati li scuffiotti, et più li è piaciuto quel che men piaceva a Mantua, et Sua Maestà disse che quel di oro tirato è alla alemana.”

Milan, 12 novembre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1641), p. 116.

“Havuta quella bona colatione nanti pasto venero ad disnare. Il signor Duca [di Ferrara] mangiò quasi niente come è solito la matina et domesticamente il Gran Scuder andò alla credentia ad lavarsi le mane, non si volendo lavar in bacila, dicendo che non volea ceremonia.”

Milan, 12 novembre 1515, Federico Gonzaga au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 2121), p. 119.

“Questa sera essendo io andato in corte ritrovai il Re che cenava et li presentai li scuffiotti quali piacqueno molto a Sua Maestà et monstrò haverli grati tutti, ma più quello che era stato mandato per il più brutto, et disse che quel di oro tirato era alla alemana.”

Milan, 14 novembre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1641), p. 121.

« Doppo disnar si ritornò a corte perché il Re voleva dar audientia alli signori Ambasatori venetiani, et il loco ove si havia ad far questa cerimonia era una saletta tutta aparata di veluto morello carico de gilii : in capo era uno tribunale con una sedia alta dui scalini, tutta coperta insieme col tribunale del medemo aparato, da ogni canto al longo dela sala erano banche. [est ensuite décrite la façon dont les différentes personnalités s’installent] »

Milan, 19 novembre 1515, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2121), p. 128.

[→ le passage célébrissime sur les poupées de mode] « Monsignor de Moretta me ha detto ch’el Re desidera che Vostra Signoria li mandi una puva vestita alla fogia che va lei de camisa, di maniche, de veste di sotto, et de abiliamenti, et aconciatura di testa, et deli capilli, come la porta ; mandando perhò varie fogie di aconciatura di testa, Vostra Signoria satisfarà melio perché Sua Maestà designa far fare alcuni de quelli habiti per donar a Donne in Franza. Quella adunche serrà contenta mandarla et più presto sia possibile. »

Milan, 30 novembre 1515, Stazio Gadio à Isabella d’Este (busta 1641), p. 137.

“Io non serrò longo in scriver a Vostra Excellentia perché la vederà quanto scrivo allo Illustrissimo Signore, sol li facio riverentia et certificola ch’el signor mio sta bene et inamorato: l’è neccessario che Vostra Excellentia mandi dela compositione per perfurmarsi et farsi galante, aciò ch’el piacia più alle dame.”

Milan, 2 décembre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1641), p. 139.

« Heri, doppo la partita dil messo mandato a Vostra Excellentia, il signor mio accompagnò il Re alla messa, qual era vestito con camisa, zuppone, calze et scuffiotto in testa d’armarsi per correre doppo disnar la lanza in uno giardino di messer Renatino Triulcio, come fece. »

Parme, 6 décembre 1515, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2121), p. 141-142.

“Baso la mane a Vostra Excellentia et la ringratio del bussolo di compositione che la mi ha mandato. Io la dispensarò discretamente ricordandomi che la non ha più secundo la mi scrive. […] Quella ha fatto molto bene ad non mandarmi la fodra perché lei ne patiria disagio et io non me ne potria servire essendo così picola, Vostra Excellentia la tegni pu ch’io resto tanto satisfatto quanto se l’havesse in dosso, la ringratio ben del desiderio che vedo l’haveria che la fusse a mio proposito.”

Bologne, 11 décembre 1515, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 1148), p. 149-150.

[La duchesse de Nemours, Philiberte, soeur de Louise de Savoie, vient voir le roi en grandes pompes:] “… la qual era accompagnata da alcuni parenti dil papa et da molti gentilhomini, havendo inanti sei pagi de saglioni de veluto cremosino allistati di brocato d’oro vestiti, sopra honorevoli cavalli et ella vestita d’una vesta richa di panno d’oro rizo, con li stafferi vestiti ad una livrea in zupone di veluto cremosino bigarato di brocato d’oro, uno de’ quali teneva in bracio la coda dela veste che monstrava esser molta longa. Con lei erano Madama Felice moglie dil signor Zo Jordano Orsino, et un’altra vestita alla francese di veluto negro, sua compagna. Dreto loro sequivano undeci donne: dieci damigelle tutte vestite alla francese con veste di veluto pavonazo fodrate di Armelino, sopra achinee learde guarnite di brocato d’oro; et queste damigelle, assai più belle dila lor signora, erano accompagnate da una donna vestita di veluto negro, sopra achinea guarnita a quel modo di anni assai matura, come si sole dare alle damigielle. Dopo essa, dui corseri portavano una lectica dela prefata signora, copertata di panno d’oro rizo, con dui pagi che la conducevano, vestiti de saglioni de veluto cremosino allistati di brocato d’oro, come erano li sei primi. Dreto la lectica, era conducta a mane da uno staffero una achinea grande con coperta di panno d’oro rizo.”

[pour l’entrée du roi, Laurent le Magnifique vient à la rencontre de François Ier] “… vestito di uno saglio di panno d’oro tagliato con uno robbone di tela d’argento fodrato di zebelini.”

[Federico Gonzaga:] “… vestito dil saglio di panno d’oro et veluto beretino, sopra il cavallo che li ha mandato messer Ludovico, giunto a tempo con li guarnimenti di recamo.”

“Con questo ordine andorno a pallatio, et il Re smontò alle sue stantie sopra la prima scala, et perché era vestito di uno saglio de argento tirato allistato de panno d’oro rizo, habito ch’el porta a cavalcare, si muttò de habito vestendosi uno zupone et saglio di argento tirato, et sopra una robba de panno d’oro rizo, sopra rizo fodrata de zebelini bellissimi.”

[Description ensuite de la réception du roi par le pape] [Remarque intéressante à la fin de la lettre:] “Questo populo bolognese staseva in grande expectatione di veder grandissima pompa in questa entrata, et per questo tutto il populo era venuto sulla strata ove havea ad passar il Re, ma sono restati inganati perché non vi era pur uno salio di brocato honorevole, ma tutti con li saglii da viagio erano.”

Marseille, 24 janvier 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 184.

“Vostra Excellentia si racordi di mandarmi il drapo d’oro per la veste et s’el fusse possibile farmi haver una bella fodra per metterli sotto, mi seria molto grato.”

Marseille, 24 janvier 1516, Federico Gonzaga au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 2122), p. 185.

[Description de l’entrée faite à Marseille] “Molti de questi Marsiliesi vennero contro il Re in ordinanza con bandere et tamburi armati de piche alabarde et archi turcheschi. Gran quantità de putti vestiti di biancho con banderole in mane trovavamo. Molte putte con li capelli sparsi per le spalle incoronate de girlande fresche scontravamo. Gran populo era uscito dela porta la qual era adornata de panni, tapezarie de archi et festoni de diversi arbori, fronde, et herbe viridissime con le bandere, armi, et imprese dil Re et Regina. Nel giunger ad essa porta si scaricono infiniti schioppi et artigliare, et tutte le campane sonavano, et tutto il celo rimbombava per il gran strepito, et tono incredibili […] [Un peu plus loin, le jeune homme s’émerveille du présent fait au pape par le roi du Portugal et visible alors dans le port de Marseille: un rhinocéros! Le roi du Portugal avait déjà envoyé l’année précédente un éléphant: les deux espèces étant réputées se battre facilement, l’envoi du rhinocéros avait pour but de donner la possibilité au pape d’organiser un combat éléphant/rhinocéros.]

Aix-en-Provence, 27 janvier 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 187-188.

“[…] Quel giorno, che fu giobbia XXIIII, il Re andò sulle galee et si attacò uno galion ad tirar pomi ranzi et per un pezo fu una gran scaramuza, di modo che Sua Maestà ne relevò qualcuna nella testa. La sera venero alcune donne di Marsilia ad far moresche nanti il Re et Regina in habito de persone habitatrici de’ boschi, con homini salvadici al vestir lor; esse donne et homini hanno fanno diverse fogie in stravestirsi, hora che parevano cavalcar giraffe, hora camelli, et hora altri habiti, et tutti in fogia di moresche dicendo alcune parole in laude dil Re et Regina.”

[Description rapide de l’entrée à Aix et des danses moresques données le soir en l’honneur du roi et de la reine]

Avignon, 6 février 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 199-200.

[Description de l’entrée à Avignon et longue description des danses moresques données le soir en l’honneur du roi et de la reine (notamment une allégorie des rois de France, d’Angleterre, d’Espagne et des Romains dansant autour de la Sagesse)]

Lyon, 2 mars 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 224-227.

[Longue description de l’entrée de la reine à Lyon: décor des rues, habillement des personnes du cortège…] “La Regina era vestita di una veste di tela d’oro con un’altra sopra aperta di tela di argento tirato et al collo teneva una colana di gioie di grandissima belleza e valore. Cavalcava una achinea biancha guarnita de fornimento fatti a recami di oro, tirato con cordoni di San Francescho di argento tirato, e coperta di panno di p[…].”

Lyon, 10 mars 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 234.

[Le roi admire la tenue du jeune Federico:] “… monstrando di haver gran […] di vederlo; vero è che anche il zupone che l’havea indosso era guardato perché li manegini et il petto erano fatti di quelli belli ricami dil zuppone di Vostra Excellentia dele palme e vidalba, che so ben che in questa corte non è un altro zupone più bello; sopra havea una veste di fogia bizarra e nova, di veluto tagliato e non tagliato, il pelo a liste, fodrata di martori ben fatta e di bon garbo, che molto piacque.”

Lyon, 23 mars 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 237.

“Prego Vostra Signoria me voglia mandar deli perfumi in bona quantità per donar a queste madomiselle, maximamente uno gran bussolo di compositione et guanti assai, et uno albarello di savonetto da mane che sia grande per darne a molte, et ancor olio, pulvere, et acque, accadendo commodità di poter mandar simil cose, dico che la mandi assai de queste cose per una volta perché siamo tanto lontani che non si po’ mandar per esse così spesso come facea a Milano.”

Lyon, 27 avril 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 241.

“Perché qua si usa portar camise alla tedescha col colaro alto portando il scuffiotto , et il Re hora le porta et altri principi, et gentilhomini prego Vostra Excellentia sia contenta farmine far qualcuna lavorata il colaro et maniche como sono quelle dil Signor Loys da Gonzaga che la si potrà far monstrar, et mandarmele, acioché possa anch’io usar quel che si usa dali altri, che Vostra Excellentia mi farà gran piacere, alla cui bona gratia me racommando.”

Crémieu, 10 mai 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 241-244.

[Federico fait la liste des personnes qui l’accompagnent, avec le nombre de bouches et de chevaux pour chacun : sa mère lui a demandé de réduire son train, il demande conseil]

“Ringratio Vostra Excellentia dele due donzene de guanti che la mi ha mandato, et dil savonetto, li quali vado dispansando tra queste Damoyselle, et sono bonissimi per loro. Poiché l’ha ben fornito queste donne di guanti sutili, sia mo’ contenta di mandarmi anche deli grossi per mio bisogno che non ho, et le facio un pocho di ricordo dela composition, quando la si ritrovarà fornita.”

Crémieu, 20 mai 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 244.

“[…] adesso mi è forza vestirmi alla librea dil Re per andar con sua Maestà a Chiamberì a piedi, che è uno zuppone e coletto di veluto negro e taneto, fodrato il taneto de tela d’argento, il negro de tabbi d’oro in campo taneto, così ancor le calze a quella devisa bigarate e coperte la braga a quel modo, siché Vostra Excellentia po’ iudicar a che termine io sto ; poi ancor mi seria necessario vestirmi da estate comme ho scritto per altre mie.”

Heyrieux, 31 mai 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 246-248.

“Havendo il Christianissimo Re deliberato di satisfar ad uno suo voto et andar a piedi a Ciamberì per visitar il Santo Sudario di Cristo, si vestette d’une zuppone et coletto de veluto negro mezo a man dritta, l’altro mezo a man sinistra di veluto taneto sotto il veluto negro tagliato e il tabbi d’oro in campo taneto, sotto il veluto taneto tagliato è in tela d’argento, e l’una e l’altra parte è perfilata di filetti, il negro de oro, il taneto di argento. La fodra è tirata fora per li taglii; la camisa sua è alla todescha, col colaro alto lavorato di seta biancha; le calze sono alla medema divisa del zuppone, la dritta è tutta negra, la sinistra è meza negra, cioè la parte di dentro, l’altra parte è a liste picole di panno biancho et taneto. La braga della dretta è coperta di veluto negro tagliato con fodra di tabbi d’oro in taneto, dala braga al ginocchio la calza è di veluto negro, tagliato e fodrato di tela di renso, tirata fora per finger sia la camisa. La braga a man sinistra è coperta di veluto taneto tagliato che apare la tela d’argento postavi per fodra ; ambe le calze sono tagliate alla svizera, ma in dui lochi nel’extremo dela braga, et sopra al ginocchio, et li taglii sono atacati con pontali d’oro. In piede porta scarpe di veluto negro alla francese. In testa uno scuffiotto d’oro et sopra esso la beretta biancha passata di tabbi d’oro in taneto, con uno gran penachio dentro alla svizera, la mità dritta del qual è tutta de penne negre, l’altra de penne tanete e bianche. Acanto [247] ha la spada con li fornimenti di argento et fodro biancho, et cinta bianca et taneta, col stiletto dreto atacato con un fioco de seta biancha. In man porta uno bordone longo come è uno honesto lanzotto con un gran spontone in capo. Vestito a questa fogia, con compagnia de molti signori et gentilhomini vestiti alla medema livrea et devisa, ma variamente fatta, secundo le fantasie lor, chi più richa, chi meno, havea lo habiliamento; né alcuno vestemento asimiliava più a quel dil Re, di quel di signor mio, nel quale compare benissimo […].”
[suite = mise en branle du cortège, étapes. Encore quelques remarques vestimentaires:] “Monsignor di Lanson mena li soi vestiti di negro, dreto vi vanno li paggi sopra li muli, con una robba o cappa per mettersi quando sono giunti al’allogiamento, et il signor mio ha una cappa alla francese de panno biancho allistata di tela d’oro che compare excellentemente.”

Chambéry, 17 juin 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 254-255.

[Description de l’accueil réservé au roi et à la reine par le duc de Savoie; notamment un automate en forme de salamandre crachant du feu]

L’Arbresle, 11 juillet 1516, Stazio Gadio à Isabella d’Este (busta 633), p. 277-278.

[Longue description d’une fête de cour:] “Doppo la partita di Bartholomeo cavallaro, il Re fece quella dominica uno banchetto et festa et fece vestir quatuordeci dameselle alla italiana, con riche veste che Sua Maestà portò de Italia, dodece vi erano dela Regina e due de Madama di Borbone; et tra quelle dila Regina eravi madamoisella di Chiatobriant, sorella di monsignor di Leutrech, vestita d’una veste di veluto morello cremosino recamata tutta de catene d’oro, con tavolette di argento ben colocate nelle catene, sopra qualle era scritto sponte; una nominata Este, donna di Madama madre dil Re, qual forniva il numero dele quindeci acconcie alla italiana, portava una camora di veluto negro recamata de penne di argento rotte; un’altra havea la sua fatta a quarti di tela d’oro et veluto cremosino, sopra la tela d’oro erano torze amorzate recamate, sopra il veluto obelischi ben fatti. Mademoisella de Estrac vesteva una veste di veluto verde carica di groppi et martelli di recami d’oro, altre portavano diverse veste, chi di raso cremosino e chi de veluto, con fiame de tela d’oro, ma le più riche e melio fatte erano quelle che ho nominate di sopra. In testa haveano scuffiotti d’oro, con berette di veluto sopra non troppo ben acconcie, e se messer Rozone non le aiutava ad acconciarsi stassevano anche pegio; pur al parangone di quelle che erano vestite alla francese, che tutte sedevano sopra uno tribunale, parevano dee, né in ciò mi vince l’affection italiana, perché dal Re et da molti altri francesi che hanno iudicio era dette il medemo. Al banchetto si fece una tavola ove mangiorno tutte le donne, né altri homini sederno a quella se non il Re, Contestabile et il signor mio, anchor ch’el Re non sedeva fermamente in uno loco, ma hor in uno, hor [278] in un altro andaseva, attentando mò una donna, mò il signor mio con qualche motto galante, che in effeto è gentillissimo, et con parole et careze ch’el fa a signor mio, et ch’el dice ad altri di lui, el monstra volerli gran bene et haver animo di farli beneficio. Un’altra tavola vi era in quella sala, ove mangiavano monsignor Gran maestre et le monsignor de La Palissa. Finita la cena si cominciò ad dansar alla italiana, né altri che maschare, et le donne acconcie alla italiana dansorno et li piffari sonavano, et la festa durò fin a mezanotte, né il signor mio si partì dal Re fin ch’el non se ritirò per andar a dormire.”

Moulins, 28 juillet 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 280.

“Dal Re, Regina et Madama son visto voluntieri et mi fanno la meglior cera che havesse mai da sue Maestà, quale sono intertenute da monsignor Contestabile con farse, danse, moresche, caze et altri piaceri.”

Moulins, 29 juillet 1516, Federico Gonzaga au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 2122), p. 281.

“Qua hanno atteso a feste, danse, caze, et farse, stando sule gioie, et hanno ancor combatuto alla barera con le lanze et spate […].”

Moulins, 29 juillet 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 283-285.

[Entre autres choses, description des jardins, de la ménagerie et des volières du connétable de Bourbon.]

“Ritornati a cena qua, il doppo cena si fece ancor una farsetta, et uno vestito alla spagnola con la sua donna vestita alla spagnola dansò a quella fogia, un altro vestito al’anglese con la donna similmente vestita dansò al’anglese. Il tertio vestito alla alemana con la donna habiliata alla alemana dansò al modo accommodato al’habito. Uno italiano ancor fece il medemo con la sua donna. Ultimo un francese con la donna francesa dansò, molto richamente vestiti tutti, et dicono che hanno voluto figurar ch’el Re Christianissimo ha fatto ballar Imperator, Angliterra, Spagna et Italia, et lui ultimamente ha ballato.”

Tours, 12 août 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (Autografi Volta, 2 sez. cc. 117), p. 286-292.

[Passage célèbre où François Ier fait visiter le château de Blois et ses jardins au jeune Federico; enfonce la porte de l’une des galeries car on met trop de temps à lui en apporter la clé (p. 288-9); passage rapide sur Amboise, que le roi fait aussi visiter (p. 291); aux pages suivantes, la version de Federico (avec allusion au passage dans la chambre des filles de la reine…)]

Tours, 21 août 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (Autografi Volta, 2 sez. cc. 117), p. 295-301.

[Longue description des obsèques du duc de Longueville ; description assez rapide de l’entrée à Tours dont ne ressort qu’un arc de triomphe où étaient représentés les travaux d’Hercule.]

Amboise, 2 septembre 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (Autografi Volta, 2 sez. cc. 117), p. 304.

[Description de la joute donnée le samedi précédent: d’un côté le roi, msgr de Montafirano frère de Chateaubriant (?), Bocal premier écuyer et msgr Moretta, “vestiti di panno beretino grosso”; de l’autre, Montmorency, La Roche, Lorches (?) et “il baron de Bordelia”, “vestiti di morello pavonazo”. Le jury déclara Bocal vainqueur. Le jeune Federico, qui ne pouvait participer faute d’avoir reçu les armes et chevaux demandés à Mantoue, brilla tout de même en faisant démonstration de ses talents à cheval.]

Blois, 30 septembre 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 633), p. 319.

[Description de la salle parée pour recevoir les ambassadeurs du roi d’Espagne le dimanche 24 septembre. Attention, malgré le lieu de rédaction de la lettre, la cérémonie a eu lieu à Amboise
“[…] fece apparar la sala ove magna la Regina et ivi fu posto uno tribunaletto alto dui gradi coperto di panno morello carico de gilii; sopra esso era preparata una sedia coperta di veluto morello seminato di gilii d’oro con una cortina dil medemo che descendeva dal solaro sino in terra dretto la detta sedia in capo dela sala. Da ogni canto dil tribunale a basso erano banche coperte di panno dela livrea medema, al’incontro dila sedia era un’altra bancha che veneano ad far uno quatro qual tutto era coperto di panni morelli con li gilii. Ivi il Re venne et postosi a sedere nella sedia sul tribunale, li principi et ambasatori andorno alli lor lochi.”
[La suite décrit où sont assis les différentes personnalités, la rencontre avec les ambassadeurs, leur discours…]

“ [321] Quella matina monsignor Gran maestre li fece banchetto; la sera il Christianissimo tenne seco a cena, alla tavola sua, monsignor di Ravastin et monsignor il Gran Baili di Eno, honorandoli assai, et mentre stettero a tavola si sonò di violini, di fiuti, di viole, di tamburini, di cornetti et ultimo di piffari. Doppo cena si fece una [322] festa nella sala grande ove erano la Regina et Madama con tutte le lor damigelle, tra quale erano quindeci vestite alla italiana, et solo quelle dansorno alla italiana, con li piffari; né altri se non mascharati et il signor mio se mascharò in compagnia dil Re, et ballò molti balli con gran piacer.”

Amboise, 31 octobre 1516, Stazio Gadio à Isabella d’Este (busta 633), p. 334-335.

[Description du baptême de la fille du roi, Charlotte, née le 24.]

Amboise, 5 novembre 1516, Stazio Gadio à Isabella d’Este (busta 633), p. 337.

“Il signor mio ha havuto tutte le robbe che la Excellentia Vostra li ha mandate, sanissime tutte et se n’è pigliato mirabile piacer. Ha cominciato ad dispensarle per conservari la benivolentia et amor che ha acquistato in questa corte. Al Re Christianissimo Sua Signoria ha donato il brochero dil conte Alexandro [Ferufino] et il pugnaletto suo dal manico d’oro, con tanto bon modo e gratia, che Sua Maestà li ha havuto tanto chari che non si potria exprimir l’allegria che l’ha fatto monstrandoli a questo et a quel’altro; laudandoli ultramodo il pugnaletto, subito si mise acanto lassando uno bellissimo che dui giorni inanti li havea donato monsignor di Ravastino. Con ogniuno ch’el vedeva parlava di questo brochero et monstrava il pugnaletto. Se ne andò incontinente alla regina et monstroli il detto et laudole il brochero facendo segno et col volto et con le parole di haver una satisfactione mirabile di queste cose, come se li fusse stà donato un reame. A monsignor di Bonivetto Sua Signoria ha donato una dele bellissime camise que li ha mandato Vostra Excellentia alla todescha […].”

Amboise, 5 novembre 1516, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2122), p. 339.

“… ho havuto il rubino sligato che la mi ha mandato per donar al generale di Beona et ancor ho recevuto dui scuffiotti et duo para de camise alla todescha bellissime che ultramodo mi satisfano. […] Apresso l’è giunto Scaramella con le robbe et perfumi che mi ha mandato Vostra Excellentia sane et intiere, né pur una bocalina si è rotta che mi è stato di grandissimo contento.
Tutte l’acque, li olii, la polvere, le pezette de perfumi et li tre bussoli di compositione ho havuto; el brochero et cortello dil conte Alexandro Ferufino molto bello che la mi ha mandato insieme con la lettera ho recevuto, et ne referischo infinite gratie a Quella, et restole obligatissimo. […]”

Amboise, 5 novembre 1516, Federico Gonzaga au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (Autografi Volta, 2 sez. cc. 134), p. 340.

“Le sopraveste, li saglii et l’arme con l’altre robbe che Vostra Excellentia mi ha mandato per il mio maestro da stalla sono giunte, et quella sopraveste et saglio che la min dona dele sue è bellissima et honorevole seria ad uno Re, perhò baso mille volte le mani a Vostra Excellentia et la ringratio con tutto il core.
Scaramella ancor lui è venuto a salvamento co li quatrocento scudi, con la tella d’oro, con quella di argento et col veluto morello che la mi ha mandato […].

Amboise, 24 novembre 1516, Stazio Gadio à Tolomeo Spagnoli, secrétaire de Francesco Gonzaga (busta 633), p. 352.

[Il est question des différentes épouses que l’on envisage à la cour pour le jeune Federico, est évoquée Madeleine de La Tour d’Auvergne: physique, caractère, soutiens familiaux…]

Amboise, 13 décembre 1516, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (Autografi Volta, 2 sez. cc. 117), p. 365.

“Qua è publicata la giostra che alli dui di genaro a Romorantino si ha ad fare. Qua alle volte si aprovano nel giardino dil castello di Ambosa nel qual hanno fatto le lize, et spiantolo tutto, et il pavaglione che era in mezo l’hanno accommodato per uno tribunal. Hozi hanno posta fora li tenenti tre scudi, uno negro, l’altro morello et il terzo biancho. Monsignor di Lanson è il capo deli tenenti et monsignor l’admiraglio è con lui, con alcun’altri. Intendo ch’el Christianissimo ha tocho li scudi per lui et per quaranta altri che serrano seco.”
[Plusieurs lettres dans lesquelles on voit Federico aller à Tours pour faire arranger ses armes, s’entraîner ; également des lettres de compte-rendu de la joute où le jeune homme s’est bien défendu.]

Paris, 18 février 1517, Federico Gonzaga à Isabella d’Este (busta 2123), p. 396.

“Havendo donato l’altro dì dua para de guanti ala Regina, de queli che me à mandato Vostra Excellentia, la li trovò tanto boni che non se poteva dir più, ma li son un poco grandi et me à dito che volesse veder de fargine venir de più picoli et me n’à dato un paro di soi li quali mando a Vostra Signoria et la prego me ne voila mandar dela mesura de questi propri et che siano conci dela sorte di altri, de dopi et de senpi […]”

Paris, 27 février 1517, Stazio Gadio au marquis de Mantoue Francesco Gonzaga (busta 634), p. 400.

[Réception des ambassadeurs suisses dans “la sala grande dil Re Carlo”] “In essa sala era preparata la sedia dil Re coperta di veluto pavonazo con li gilii d’oro, et in terra uno pezo di panno pavonazo carico de gilii, né vi era tribunale, né banche, né alcuno principe né ambasador sedevano allo ordine, ma solamente il re sedeva, et ogniuno in piede atorno la sedia di Sua Maestà.”